Davanti alle immagini di “Indifferenza” di Mirko Frignani la comprensione potrebbe non essere immediata. Non tanto per un termine estetico, che risulta assai semplice e minimale, quanto per il concetto che è racchiuso negli scatti.

Come lo stesso Frignani ci ricorda, “la differenza è negli occhi di chi guarda”. I soggetti di “Indifferenza”, come intrappolati nel formato quadrato delle immagini scelto dall’artista, invitano l’osservatore a discostarsi, o viceversa a sentirsi completamente rappresentati e compresi nella loro (im)perfezione. Da questa dicotomia si passa al di là del sentimento di attrazione o repulsione, arrivando ad abbracciare un senso di neutralità. Indifferenza, appunto. Non c’è necessità di scegliere un bianco, un nero; non c’è necessità di dare seguito ad una decisione; insomma, si entra in un limbo di indistinguibile.

Ma che accezione presenta l’indifferenza? Va intesa come un nichilista “non importa nulla”, oppure come non-differenza, quasi accettazione, “è così semplicemente perché è così”?
A questa domanda risponde lo stesso Frignani: “l’indifferenza è intesa come mezzo per superare i limiti che pregiudizi e ignoranza creano. L’idea – forse – utopica che l’indifferenza –da interpretare in una sua accezione positiva – per i tratti individuali, che siano colore della pelle, etnia, sessualità, disabilità, possa porre oltre il nostro giudizio su ciò che guardiamo includendolo nella nostra immagine della realtà”.

Ciò che permette di cogliere questa sfumatura e che ci rende propensi all’accettazione è la maestria nel saper giocare con la profondità, con la prospettiva, con la luce, con i riferimenti che in ogni scatto si susseguono. Si crea così uno strato uniforme di livelli quasi indistinguibili, di continui riferimenti e significati, che talvolta sembrano sfuggire alla comprensione. “L’immagine è più in quello che la stessa cela piuttosto che ciò che mostra”.
L’analisi del progetto non si ferma quindi ad un primo sguardo o ad una prima impressione.
Nell’analizzare un progetto, ho l’abitudine di annotare in poche parole la mia prima impressione davanti alle immagini: “Indifferenza – il soggetto scompare nella similitudine”.

Ho passato molto tempo a ragionare su queste parole, scritte di getto, e ho concluso che il concetto che esprimono è almeno parzialmente errato. In realtà il soggetto appare indifferente nella similitudine; ovvero, la differenza scompare quando paragonata ad altro. Sembra essere una contraddizione, ma quando si osservano con attenzione gli scatti di Frignani è questo ad emergere. Che il confronto sia con un altro soggetto umano o con un oggetto o con un’idea non ha importanza, è indifferente. Una sorta di astrazione che insegue sé stessa in un infinito loop: microscopicamente presenta un punto di conflitto; invece macroscopicamente tale conflitto di risolve nell’accettazione.
Mai frase fu più azzeccata in questo caso di “la differenza è negli occhi di chi la guarda”; o forse no. Tale pensiero deve essere cambiato, deve essere rivisto, in una formula inevitabilmente più complessa: l’indifferenza è negli di occhi di chi guarda, ma da abbastanza lontano.

L’individualità non si concretizza “negli occhi” ma piuttosto nell’ “abbastanza lontano”. Per ciascuno di noi esiste un abbastanza lontano che ci permette di leggere le immagini.
Insomma esiste un “abbastanza lontano” diverso per ogni osservatore, c’è a chi serve un passo in più e a chi basta qualche centimetro, ma tutto ciò, lo mostra chiaramente Frignani, ci è fondamentalmente indifferente.