“If you want to know what reality is, you must look directly at it and see for yourself. But this needs a certain kind of concentration, because Reality is not symbols, it is not words and thoughts, it is not reflections and fantasies. Therefore to see it clearly, your mind must be free from wondering words and from the floating fantasies of memory”
Alan Watts
Non voglio negare l’evidenza. Per chi è abituato a pensare che la fotografia debba necessariamente sorprendere l’occhio dell’osservatore, il libro A Necessary Realism (2018) di Jose Pedro Cortes, rappresenterà una quasi totale delusione.
Ad eccezione di qualche scatto, la cui composizione e potenzialità narrativa sono evidentemente efficaci, lo spettatore non abituato a lavori di una certa complessità non spenderà molto tempo a sfogliare le pagine di questo libro. Eppure, chi non si arrende di fronte ad un’apparente banalità si renderà presto conto che A Necessary Realism racchiude un messaggio di rara profondità spirituale.
La prima volta che incontro le immagini di Cortes è sulla rivista 1000 words mag, in una pubblicazione dedicata ai primi dieci anni dalla fondazione della stessa. La copertina cattura subito la mia attenzione. E’ per l’appunto una foto di Jose Pedro Cortes, intitolata Planta Espelho.
Riesco a intravedere qualcosa, forse una buccia di banana, forse una foglia di una pianta poggiata su uno specchio che a sua volta riflette un paesaggio lontano. Che cosa vorrà mai dirmi questa immagine?

Chiedersi come la fotografia sia in grado di comunicare qualcosa senza effettivamente comunicarla è uno dei grandi misteri di questo mezzo, che – a mio avviso – fortunatamente, non otterranno mai spiegazione. Sarà perché la fotografia ci offre un pezzo di passato, e questo incontro, con il passato, nel presente, racchiude un’energia travolgente. Sarà perché la fotografia è connessione con il mondo, rottura dalla quotidianità, schiacciante prova dell’inevitabilità del cambiamento.
Ebbene, sono tutte possibili spiegazioni che Jose Pedro Cortes ci sussurra nell’orecchio tramite le sue immagini. Perché, A Necessary Realism è innanzitutto una proposta di cambiamento: il photobook raccoglie fotografie scattate da Cortes durante gli ultimi 15 anni. Benchè, l’autore ammetta che molte di esse non siano i suoi migliori scatti, il photobook rappresenta un’opportunità per dare spazio a quelle fotografie “che non hanno mai trovato spazio per essere pubblicate, o che riteneva importanti nel contesto più ampio del suo lavoro. Nel guardare al passato, Cortes non solo ha ritrovato vecchie immagini che aveva trascurato, ma anche tematiche che aveva inconsciamente affrontato da giovane fotografo”.
Le fotografie non sono presentate in ordine cronologico, e questa caratteristica le rende ulteriormente singolari. L’ idea, come spiega in un’intervista con il British Journal of Photography, è che “la realtà è fatta di episodi scollegati che si verificano parallelamente l’uno all’altro. E’ il modo in cui li colleghi che rende la lettura della realtà qualcosa di complesso e specifico”. La potenzialità narrativa delle fotografie, banali o meno, risiede nella loro connessione temporale. Una connessione inizialmente insignificante, trascurata, disordinata e soprattutto poco accessibile, ma che grazie a un intenso lavoro di editing diventa chiara e schiacciante. Ovviamente, come l’autore dichiara, “nel complesso, il libro è una lettura soggettiva e acritica del mondo”.
In definitiva, le immagini possono e devono essere apprezzate soprattutto l’una in relazione all’altra.
Ma il messaggio più importante che mi ha comunicato Cortes si rifà al titolo del libro stesso. A Necessary Realism è una vera e propria meditazione sull’ importanza del presente, una meditazione che emerge proprio da un’iniziale scissione tra ciò che è accaduto e ciò che accade ora. Con le sue dichiarazioni, Cortes sembra affermare che si sia perso qualcosa, che nella velocità estenuante in cui viviamo, i piccoli dettagli, quelli più insignificanti sono quelli che hanno più importanza. Ed è grazie alla fotografia, al suo potere e alla sua generosità, di cui forse non siamo ancora abbastanza grati e degni, che Cortes ritrova quei collegamenti persi, le forme di una realtà in costante mutamento. Il suo è un invito a fare lo stesso. A partire da adesso.



Tutte le immagini: Copyright Jose Pedro Cortes