La Camera Chiara è uno dei più famosi e celebrati saggi sulla fotografia. Curiosamente, non è stato scritto da un fotografo. Non tutti sanno che il testo rappresenta l’ultima opera realizzata dal critico Roland Barthes prima di morire. Nel saggio, forse non dovrebbe sorprendere, la morte trova ampio spazio. “La fotografia” scrive Barthes prendendo spunto dal ritratto di un condannato in attesa della pena capitale, “mi dice la morte al futuro”.

È esattamente questa l’impressione che si ha guardando le fotografie di Veronica Barbato, che compongono il progetto TUA SORELLA. Le immagini di Veronica raccontano la morte al futuro. Il soggetto è, si evince dal titolo, la sorella dell’artista, Mary, suicidatasi a 23 anni. TUA SORELLA è anche un viaggio nel tempo. Un viaggio che non ripercorre in ordine cronologico, che non racconta secondo la logica e che non lascia spazio al pensiero formale: è un viaggio nel non-senso, nel disordine, tanto frammentario e caotico quanto può esserlo una perdita. Dopotutto non c’è modo di raccontare l’inimmaginabile. Ecco allora l’unica maniera efficace per dire la morte: tagliare il filo logico, restare appesi con la punta delle dita all’Assurdo.

Attraverso le immagini, fisse e in movimento, Veronica “utilizzando il linguaggio e la dimensione della Street Art” vuole “restituire a Mary la vita che non ha avuto” e regalarle quei viaggi che non ha mai potuto fare. Ma come si può ridare a qualcuno qualcosa che non hai mai posseduto? Il Caos, ancora una volta, ci viene in aiuto. Insieme a Barhes. Nell’immagine fotografica resta catturata la visione di ciò che “è stato”, o per lo meno una versione di esso. Pur naturalmente fallace, la fotografia attesta la presenza di ciò che è davanti all’obiettivo in un dato luogo e in un dato momento nel tempo. Così è Mary, il fermo-immagine di “una catastrofe che è già accaduta”. Stampandola, manipolandola, animandola, o appiccicandola sul muro di qualche città, Veronica ri-dà vita alla sorella. Il soggetto, la cui presenza (e vita) sono indubitabilmente attestate dalla fotografia, si trova immerso nuovamente nel mondo, e attivamente interagisce con esso.

Il viaggio nel tempo di TUA SORELLA è fatto anche di parole. Cinque anni dopo il suo suicidio, Veronica riceve una lettera da Mary. “Era senza dubbio lei. Le stesse parole, lo stesso modo di esprimersi attraverso un’altra personalità, questa lettera mi ha salvata da un continuo collasso gravitazionale”. La lettera è firmata Tua Sorella. Nasce in quel momento l’idea del progetto artistico. “Sono stata ispirata dalla fragilità” scrive Veronica, “e dal rapporto tra la vita e la morte: il tempo si ferma quando la perdita diventa infinita”. Da qui la decisione di portarla indietro: “la protagonista di una vita mai vissuta”. Nelle mille forme date dalla sorella, Mary si muove nello spazio fisico, digitale, mentale, emozionale. Capiamo, osservando le opere che compongono TUA SORELLA che “l’amore non finisce, la morte non ci separa”.

La perdita scalfisce la vita di chi resta, la trasforma, la plasma. L’interazione persiste e anche se la società in cui viviamo spesso ci invita a guardare alla vita in contrapposizione alla morte, la fotografia e l’arte hanno il potere di invertire questa logica. Veronica Barbato ci regala una versione della morte lungi dall’essere tetra, in alcun modo antitetica alla vita. Ci invita a oltrepassare la logica e abbracciare il senso.
