Nino Salvaneschi, scrittore italiano attivo a cavallo del ventesimo secolo scrive
“Sappiamo che gli animali soffrono e crediamo che le piante soffrano. Ma solo gli uomini possono cercare un significato nella sofferenza. Questo il segno regale del nostro destino, questo l’aspetto divino del nostro mistero. Il cielo, dalla sua immutabilità eterna, assiste al travaglio degli uomini e rimane muto alle nostre domande. Ognuno deve trovare la risposta perchè soffre, dentro il suo cuore. Ma nel più profondo dolore è il nutrimento dell’anima.”
Questo breve estratto dal libro Saper Soffrire (1943) mi ha fatto pensare all’ultimo progetto fotografico che abbiamo ricevuto. L’artista, Leonardo Taddei, è l’autore di This bird had flown, una ricerca volta alla scoperta di una verità che sembra “sfuggire dalle dita come una manciata di polvere”.
La serie sembra macchiata da un approccio esistenzialistico: osservando le immagini di Taddei, ho ritrovato Heidegger, Sartre, ma anche Camus. In un senso più legato all’arte, ho rivisto il quadro di Gaugain Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Ma l’autore che ha fornito l’ispirazione principale per questa serie fotografica è stato, come ci racconta Leonardo, Goethe. In particolare la poesia Limiti dell’umano. “Ho scattato con in testa quella poesia. Descrive i limiti della condizione umana, sottolineando come l’uomo si ritrovi in balia di “nuvole e venti” tutte le volte che desidera le stelle, o più semplicemente qualcosa che non può avere.” Ci ricorda inoltre che “Altre ispirazioni sono stati “Il viaggiatore” di Chagall, tutti i film di Miyazaki, Kafka sulla spiaggia di Murakami, I racconti di Borges, i 400 colpi di Truffaut e tanti altri. Mi piace attingere dal cinema e dalla letteratura. Più in generale sono attratto dalle forme della natura, elemento che torna spesso nelle mie immagini. Attraverso essa riesco ad esprimere bene quello che si muove al mio interno.“
Per comprendere meglio alcuni aspetti di This bird had flown mi sono permesso di domandare a Leonardo come si potrebbe interpretare la scelta del titolo. Mi spiega che è un verso di Norwegian Wood, una canzone dei Beatles e che “più in generale è un’espressione che in inglese traduce la situazione in cui la persona che cerchi è scappata, se ne è andata via”. Forse, quella persona è l’autore stesso che, come ci spiega, aveva attraversato da poco “un periodo complesso in cui non riuscivo più a guardare le mie fotografie, ne ero disgustato”.
A questo proposito è emersa la questione relativa alla scelta dell’utilizzo della pellicola, uno strumento che spesso viene ritenuto in grado di aumentare il grado di veridicità di una fotografia. Il desiderio di ritrovare una concretezza smarrita nel mondo reale è infatti stato esaudito utilizzando “la pellicola più economica che ci fosse. Le immagini che scattavo non le sviluppavo così non potevo vederle. È stato come fare riabilitazione dopo che in me si era rotto qualcosa. Mi sentivo perso “preda di nuvole e venti”, senza certezze. Una volta che ho sentito di essere “guarito” ho sviluppato tutti i rullini e questo è ciò che ne è nato.”


In This bird had flown ci sono molti riferimenti ad un radicato senso di vacuità, ma altri sembrano volere indicare una direzione, un indizio a cui potremmo prestare attenzione per non perderci. “Attraverso di esse è come se si potesse risalire alla psicologia e ai pensieri dei personaggi della storia. In particolare la mano con l’elastico è la mia preferita. Altre immagini a cui tengo molto sono la freccia che indica l’entrata del labirinto e la vista degli uccelli in volo. Quest’ultima in particolare l’ho scattata nel periodo della prima quarantena, chiuso da solo all’ultimo piano della mia stanza a Firenze. Mi trasmette il senso di libertà e senso di comunità alla quale ambivo.”
Questo senso di libertà è un pendolo che oscilla tra due estremi, tra dono e condanna: è il senso che contraddistingue la nostra capacità di ragionare e di filosofeggiare dagli altri animali, ma che tuttavia ci porta a riflettere sul motivo di un’esistenza che potrebbe non averne alcuno.
In ultima analisi This bird had flown è un richiamo alla consapevolezza della nostra esistenza: Leonardo la vede “sia come ciò che ci può tenere imprigionati, sia come la chiave per fuggire da questo labirinto e donarci la libertà. È uno strumento complesso che va saputo maneggiare per evitare di auto-sabotarci.”