Uno sforzo d’immaginazione. Due, per la verità. Ecco da cosa nascono e cosa raccontano le immagini di Connessioni Irreali, un progetto di Paolo Rossi.

“Per connessioni irreali” ci ha spiegato Paolo, “si intendono tutte le connessioni intorno a noi. Facciamo parte di una società super-avanzata dove è possibile interagire con gran parte del mondo con un click, migliaia di amici virtuali e illimitate possibilità di reperire informazioni di qualsiasi tipo”. Sorge però un problema dal punto di vista umano: “nonostante tutto questo ci stiamo isolando in noi stessi giorno dopo giorno. La nostra prigione mentale fatta di sbarre dorate e trasparenti ha spersonalizzato il singolo individuo. Stiamo crescendo i bambini come degli automi, la cui esistenza è condizionata da consensi fatti di like e condivisioni virtuali”.

Grazie all’arte, alla riflessione e a una condivisione di tipo più profondo sarebbe però possibile, secondo l’artista, recuperare una dimensione concreta: “forse attraverso l’introspezione possiamo ritornare a scoprire dei colori affievoliti nella nostra memoria. Guardando il mondo dalle ombre più buie possiamo scorgere delle figure fantastiche che giocano intorno a noi e rivederci la semplicità con cui a volte si manifesta la felicità”.

Connessioni Irreali è fatto esattamente di questo. Il progetto si sviluppa a partire da alcune fotografie scattate da Paolo, per poi evolversi attraverso una collaborazione artistica. Le immagini originarie, che ne costituiscono letteralmente la base, sono spesso tetre, scure, in qualche modo “negative”: tese a mostrare appunto quelle “ombre” a cui si riferisce l’artista, gli aspetti della società che ci rendono distanti, soli, aridi. Gli stessi che rendono i punti di contatto tra individui troppo spesso irreali, effimeri, falsati dalla modalità attraverso cui si instaurano.

Un’alternativa però è possibile. L’alternativa di Paolo si trova nella collaborazione, nell’offrire le sue fotografie come punto di partenza per stimolare una creatività altra: il fotografo ha chiesto a una serie di illustratori di lavorare sulle sue immagini, per creare un prodotto combinato, una realtà nuova. Per dimostrare che si può davvero costruire qualcosa di nuovo, a patto che lo si faccia insieme – ricercando un vero punto di contatto.
“Credo sia una nuova opportunità, un nuovo inizio della mia vita artistica. Sono da sempre appassionato alle fusioni di arti e di generi. Mescolare più tipologie di qualcosa ha un nonsoché di affascinante, sempre nuovamente interpretabile. Per assurdo potrebbe non avere mai fine e comunque è sempre un nuovo stimolo, un nuovo inizio.”
“Mi piacerebbe che [lo spetattore] guardasse dentro di sé per riscoprire quanto sia bella la curiosità e che in ogni angolo di noi stessi, anche nei periodi più difficili, abbiamo sempre qualcosa di bello da raccontare”.

Tra i vari artisti con cui Paolo ha collaborato c’è Martina Fratini, il cui lavoro l’ha particolarmente impressionato: “ho conosciuto Martina durante il lockdown tramite i social. […] Le ho inviato delle immagini molto legate al mio stato d’animo in quarantena, immagini scattate intorno a casa in alcuni casolari abbandonati. Erano immagini semplici ma molto tetre, cupe e molto introspettive. Lei è riuscita a trasformarle, rendendole divertenti e con un messaggio di speranza. Questa cosa mi ha lasciato molto sorpreso, ma enormemente soddisfatto perché era stato centrato l’obiettivo di questo progetto.”



Il ruolo dell’arte come agente positivo di cambiamento è fondamentale, secondo Paolo, specie in un momento come quello che stiamo vivendo.
“L’obiettivo è di non fermarsi mai. Ogni immagine, quadro, poesia ha sempre il potere di farci tirare fuori qualcosa di nostro. […] Soprattutto in questo periodo davvero difficile e inaspettato abbiamo bisogno più che mai di guardarci dentro e ritrovare quella speranza che troppo spesso perdiamo per banalità. Possiamo scoprire dentro di noi un nuovo mondo che magari nemmeno sapevamo esistesse. Si può tanto. Possiamo far sognare la gente e distoglierla dalle frenesie della vita, farla immaginare, viaggiare con la mente e con il cuore, ogni volta che guarda una qualsiasi opera.”
Il potere della creazione artistica, risultato di uno sforzo di immaginazione a partire da uno scenario apparentemente tetro, sembra suggerire connessioni irreali, è quanto di più potente abbiamo, e quello che può davvero salvarci.
