Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?
Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?
È attraverso i noti versi leopardiani che Olga Amendola ci guida lungo il filo estetico e concettuale del suo lavoro Nostalgia. Come in un labirinto che dall’immagine (visione esterna) ci conduce al cuore dell’impulso creativo. Lo sguardo della modella, magnetico ed enigmatico, incuriosisce immediatamente lo spettatore, producendo un’atmosfera quasi onirica.

Con i suoi scatti, Olga vuole comunicare una sensazione complessa, a lungo trattata in arte e letteratura. La forza delle sue fotografie sta nel coglierne la natura insieme precisa ed evanescente. La scelta di affrontare questo tema in particolare, spiega Amendola, deriva prima di tutto dalla sua storia personale: “sono una ragazza del sud che ha vissuto al nord, ho sempre sentito in me queste due grandi tradizioni, abitudini, stili di vita e di mentalità diversi scorrere nella mia vita, nelle mie scelte, nel mio background umano e lavorativo.” La nostalgia è qualcosa di più complesso e profondo della semplice mancanza. Ha invece, nella vita dell’artista e nella sua pratica, un ruolo fondamentale: “per ogni artista le sue radici, le persone significative nella sua vita, le sue esperienze passate, continuino incessantemente a mischiarsi al suo presente”. Quello che siamo è quello che siamo stati, e quello che siamo stati compone quello che siamo. Non c’è modo di sfuggire a questa logica. Quando poi si tratta di arte, è inevitabile che i luoghi in cui e le persone che siamo stati lascino un’impronta profonda su quello che creiamo. Impronte che si ritrovano appena sotto la superficie, che emergono in tutta la loro potenza in Nostalgia.

“La camicetta in pizzo bianco usata nello styling di Nostalgia, la frutta fresca, i lenzuoli stesi ad asciugare in terrazza, mi riportano ai pomeriggi assolati del sud Italia, trascorsi insieme a mia nonna Assunta nell’entroterra campano.” Sono sensazioni che portano con sé la patina di un ricordo, per chi scatta così come per chi guarda le immagini. Proviamo nostalgia per le nostre radici nella misura in cui esse sono identificabili con un luogo, un tempo, persone che non esistono più. Il nostro stesso riflesso nello specchio è cambiato: si sono schiariti i capelli o abbiamo qualche ruga, qualche tatuaggio in più – eppure non è questo il punto. La nostalgia nasce invece dalla più profonda essenza di quello che eravamo, la cui traccia possiamo ancora scorgere da qualche parte nel riflesso dei nostri occhi. Occhi che hanno visto, vissuto, che ci hanno resi, in ultima analisi, quello che siamo.

Gli occhi, che ritroviamo al centro degli scatti di Olga Amendola, sono quelli di Emilia Bonsembiante, la musa di questo editoriale.
“Di solito la mia ricerca del concetto da esprimere avviene in precedenza rispetto al volto che scelgo per gli scatti,” ci ha spiegato Olga, “quindi la scelta della modella è sempre una conseguenza di quello che io e il mio team vogliamo comunicare.” E parlando della scelta di Emilia: “Ho scelto Emilia perché per me è una bellezza fuori dal comune, molto delicata, quasi regale, mi ricorda molto le ragazze dei romanzi italiani del dopoguerra (e quindi il periodo della giovinezza di mia nonna), viso acqua e sapone, fisico longilineo, bel portamento, e quel tocco gipsy che la rende invece estremamente contemporanea.” Dipinto sapientemente sulla modella si scorge allora il segno della nostalgia. Nessun rimpianto, però. Al contrario, proprio grazie a quel “tocco gipsy,” si percepisce un forte attaccamento al presente, una fierezza nei confronti dell’oggi insieme all’orgoglio per quello che si è diventati. Niente di quello che ci riporta alle radici sa di lamento: gli scatti di Olga Amendola sono invece un vero e proprio grido verso il futuro, la cui potenza scaturisce dalla consapevolezza e dal profondo rispetto per quello che è stato.

Ne stupisce la profondità. Olga è laureata in Filosofia, materia che rimane centrale nello sviluppo della sua pratica. Si è avvicinata al mezzo fotografico cercando un modo pratico per dare concretezza all’astrattismo che è proprio dei filosofi: “Volevo tradurre in vita la bellezza con tutte le mie forze.”
Nella sua pratica di fotografa Olga è alla ricerca costante di catturare la bellezza. Rifugge al contrario la banalità, arricchendo i suoi soggetti di un tocco sempre personale. Va oltre la mera immagine, tentando di catturare attraverso l’obiettivo quello che percepisce di più vero nei suoi soggetti: “io cerco disperatamente di cogliere l’anima di chi ho davanti.” La fotografia non è l’unico mezzo di espressione per lei: uscirà infatti un suo libro di poesie (in data ancora da stabilire). La scrittura, passione di Olga fin da bambina, accompagna e completa la creazione di immagini.

Nostalgiaè esempio di come la moda e l’arte, quando si incontrano, possano dar vita a una bellezza in grado di toccare profondamente l’animo di chi guarda. Sebbene la storia da cui nasce appartenga all’universo personale dell’artista, le immagini compongono questo progetto ci parlano di un sentimento profondamente umano e universalmente condiviso, e sono in grado di ricondurci alla radice di ciò che siamo, nella nostra diversità.
Fotografie: Olga Amendola
Assistente fotografa: Silvia Tonini
Modella: Emilia Bonsembiante
Styling: Jennifer Stecca
Video: Pierpaolo Perna
Una risposta su “Nostalgia: Tradurre in vita la bellezza”
Thiis was lovely to read
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